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Laurea: serve a trovare lavoro?

Laurea: serve a trovare lavoro?

La laurea è il mezzo attraverso il quale il neo-capitalismo può selezionare i suoi servi più fedeli. Penoso è il destino di coloro che credono di conquistare un’aurea intelligibile solo perché costretti dalla necessità a ottenere un attestato universitario con lo scopo di ricevere vantaggi occupazionali1. Ancora peggio coloro che sfoggiano lauree credendo che tali certificati gli diano il diritto di elevarsi un gradino più in alto rispetto ai normali plebei.

Ecco i tre motivi primari che spingono le persone a iscriversi all’università.

Motivo 1: trovare lavoro

Volete lavorare? Aiutate a fare i servizi in casa. Come dite? Non è un lavoro? Sicuri? Eppure il lavoro inteso con il suo corrente e distorto significato2 calza a pennello. Forse dovete cominciare a essere onesti con voi stessi: non vi interessa faticare ma solo guadagnare soldi per sopravvivere. Quindi dite: «voglio guadagnare soldi» e non «voglio lavorare», perché è falso.

Se invece di concentrarvi sulla parola «lavoro» vi concentrate con onestà sulla parola «soldi», allora vi assicuro che troverete diversi modi per fare soldi che non trovereste altrimenti.

Che essere laureati aiuti a trovare un lavoro è un’evidenza poco rilevante. Il punto non è questo, ma scavare dentro voi stessi, capire quali siano effettivamente gli scopi per cui agite in un certo modo nella vita.

Motivo 2: elevarsi al di sopra

Alcune persone privilegiate o di buona famiglia non hanno certo bisogno di guadagnare soldi e nemmeno di conoscere alcunché per vincere nella vita. Hanno già vinto dalla nascita, devono solo stabilire come. Lo scopo dei loro sforzi accademici è primariamente quello di riuscire a elevarsi al di sopra del volgo, dimostrando che la loro superiorità sociale non è da attribuirsi soltanto al denaro di papi e mami, ma anche al loro cervello.

Siccome oggi, rispetto al passato, gli studi universitari sono accessibili a gran parte della popolazione, si tratta spesso di persone ossessionate dall’eccellenza. Non gli basta, cioè, soltanto laurearsi: devono farlo il più velocemente possibile, con il massimo dei voti, magari collezionando più di una laurea. Grazie ai loro privilegi hanno tutto il tempo di cui necessitano.

Alla fine dei giochi, la loro massima aspirazione è poter tappezzare le pareti dei loro studi di cornici con certificati accademici mentre siedono su potrone rilegate in pelle umana con acquario dei dipendenti alle spalle, pensando con orgoglio: «me lo sono meritato!»

Motivo 3: studiare e imparare

Solo una minoranza di persone, più o meno consapevolmente, tenta di seguire il vero senso della parola lavoro, che si esprime attraverso il desiderio2 di conoscere.

Nobile motivazione. Ma c’è un problema: anche il mondo accademico è fatalmente corrotto. Ciò significa che gli stessi professori hanno, in moltissimi casi, lo stesso scopo degli studenti aspiranti lavoratori: portare a casa lo stipendio; oppure quello dell’aristocrazia: mostrare la loro supremazia sociale. Insegnano soprattutto per inerzia o per introdurre al mondo del lavoro, cioè al mondo degli schiavi del neo-capitalismo che afferma: se non generate profitti siete inutili.

Siccome gli scopi guidano le azioni e ad azioni apparentemente identiche possono corrispondere scopi opposti, dovreste domandarvi: «Se dovessi rinunciare al certificato di laurea o al riconoscimento di dottore, continuerei a studiare?». In altre parole: studiereste per pura e semplice passione? Niente titolo, niente lavoro, niente soldi. Se la risposta a questa domanda è «No», allora siete stati ingannati1, o forse avete voluto ingannare voi stessi.

Se invece la risposta è «Sì», allora siamo sulla stessa lunghezza d’onda, perché siete una vera élite di persone che si ferma a osservare attentamente, ad ascoltare profondamente. Siete più o meno intellettuali, più o meno artisti, ma c’è del divino in voi, ve lo assicuro.

Se volete fare parte di questa autentica aristocrazia che si manifesta attraverso la nobiltà dei suoi intenti senza pretendere nulla in cambio, non è troppo tardi. Se sentite di appartenere davvero a questa categoria, dentro di voi c’è qualcosa che vuole emergere, uscire fuori dal sepolcro nel quale, dalla società e dalla cultura deviata del nostro tempo, è stata tumulata.

Guardate sempre all’essenza della vita, non al suo materialismo. Inseguite i vostri desideri, non i vostri obblighi. Lottate fino allo stremo delle forze per ciò in cui credete, anche se dovesse significare morte. Morte davvero, per fame o per tristezza, non importa.

Una morte nobile è molto migliore di una vita vissuta nell’oppressione.

Note a piè di pagina

  1. Andrea Brandi. Lo schiavo moderno. 2012. 2

  2. Andrea Brandi. Meno lavoro e più tempo. 2012. 2