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Solidarietà e non violenza nei videogiochi...
Dopo tanti anni di vaneggiamenti da parte di osservatori, giornalisti poco informati e vergognosi opinionisti (ma che significa poi “opinionista”? Un finto lavoro per finti pensatori), leggere per l’ennesima volta accuse di violenza nei videogiochi che causano episodi di odio nella vita reale, onestamente, non mi sorprende più di tanto. Anzi, la faccenda non so quante parole possa meritare, perché semplicemente si tratta di un’evidente, emerita idiozia.
Come la storia di Mia Martini e Marco Masini che portano sfiga1, di quel critico che accusò Masini di aver causato il suicidio di un ragazzo che si tolse la vita ascoltando una sua canzone. O come la vecchia storia del rock ‘n roll musica di Satana2, compresi Tiziano Ferro e “Imagine” di John Lennon. O del cinema ispiratore di violenza e atti criminali, ultimo caso eclatante, quello della carneficina durate la prima de Il cavaliere oscuro: Il ritorno (2012) di Christopher Nolan: un ragazzo che si presentò al cinema con fucili e pistole esclamando «Sono Joker!», e uccise 12 persone ferendone altre 503.
La colpa è sempre di altri: dei libri, della musica, del cinema, dei videogiochi, dei politici, della Merkel. Tutto pur di non ammettere le proprie colpe e scaricarle su qualcuno o qualcosa d’altro che possa farsi carico di responsabilità personali che non si ha la voglia o il coraggio di accettare.
Nel 399 a.c., il filosofo greco Socrate venne condannato ingiustamente4 a morte per ateismo e favoreggiamento del disordine sociale. Una volta finito in carcere, i suoi discepoli tentarono di farlo evadere ma egli rifiutò di sottrarsi alla condanna affermando: «è meglio subire un’ingiustizia piuttosto che commetterla». Tale era il senso di responsabilità di Socrate: un insegnamento raro e prezioso dal quale tutti dovremmo trarre ispirazione.
Videogiochi che causano violenza
Negli ultimi decenni, ma soltanto per motivi anagrafici, i videogiochi sono stati bersaglio di molti, anche nella nostra amata-odiata Italia che, com’è noto, troppo spesso e forse immeritatamente si è trovata ai margini della modernità. E poco importa se i videogiochi sono ormai considerati una forma d’arte5. Questo tipo di investitura non ha mai fermato le accuse contro cinema e musica: sono fisiologiche.
«Tra qualche anno sorrideremo di queste polemiche come oggi facciamo ripensando alle interrogazioni parlamentari degli anni ‘70 sul cattivo influsso di Goldrake», aveva affermato Thalita Malagò6, segretario generale di Aesvi (Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani), proprio poco tempo fa. E non si può che essere d’accordo. Tra i tanti, un recente studio di Swedish Media Council7, ha dimostrato come la correlazione tra violenza e videogiochi sia totalmente infondata: «Una persona che abbia già una predisposizione all’aggressività (per cause sociali e psicologiche) preferirà videogiochi a tema violento, ma il legame causale fra videogiochi e comportamento aggressivo è privo di ogni fondamento».
Videogiochi come musica e cinema
Durante la serata di premiazione ai Golden Globe 2017, la nota attrice [Meryl Streep aveva denunciato Donald Trump8 e il suo vergognoso decreto anti-immigrati, paragonando il neo-Presidente degli Stati Uniti al Re Joffrey del Trono di Spade. Il mondo della musica si è altrettanto mobilitato, a partire dal rifiuto di Bruce Springsteen di cantare alla cerimonia d’insediamento, fino ai Rolling Stones che gli hanno chiesto pubblicamente di non usare la loro musica per la campagna elettorale.
Sulla stessa scia di denuncia verso l’atto di violenza ingiustificato di Trump, si sono inserite figure note dell’industria dei videogiochi. Per esempio, i ragazzi di Insomniac Games (Spyro, Ratchet & Clank), hanno realizzato un video di denuncia contro le azioni intolleranti del Presidente nei confronti degli immigrati. Intanto, Devolver Digital ha annunciato9 che sta accettando le richieste degli sviluppatori che, a causa di quel decreto, non potranno presentare i propri giochi alla GDC di San Francisco: «Inviateci materiale e demo, le mostreremo al pubblico nel nostro stand». Il co-fondatore di Devolver Mike Wilson ha dichiarato: «Una delle cose che preferisco dei videogiochi è la loro natura che trascende i confini e le differenze culturali più di ogni altra forma d’arte. Lavorare con persone di differenti culture provenienti da tutto il mondo è uno dei motivi del grande successo di Devolver e per il quale ci piace così tanto il nostro lavoro».
Altro che violenza: i videogiochi sono anche passione, amore, solidarietà e denuncia, una delle forme di espressione più versatili e potenti mai concepite nella storia dell’uomo. Semmai, sono i videogiochi a possedere la forza espressiva per ben mostrare la cruenta natura della violenza umana.
Note a piè di pagina
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Mauro Molinari. Marco Masini e la sfiga. 2011. ↩
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Veglia in chiesa contro Marilyn Manson. Il Fatto Quotidiano. 2012. ↩
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Strage in Colorado alla premiere del Cavaliere Oscuro. BadTaste. 2018. ↩
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Socrate: il processo. Wikipedia. ↩
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Andrea Brandi. I videogiochi: l’ottava arte. 2015. ↩
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Federico Pucci. Videogiochi e violenza, il legame non è fondato. 2015. ↩
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Summary of Violent computer games and aggression. Video Games Europe. 2012. ↩
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Meryl Streep attacca Trump ai Golden Globes. La Stampa. 2017. ↩
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Devolver Digital will demo games from GDC 2017 affected by US travel ban. PC Gamer. 2017. ↩