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La nascita del Rock
Il Rock & Roll nacque negli Stati Uniti tra la fine degli anni 40 e l’inizio degli anni 50 come una sintesi fra Rhythm & Blues, Country e in misura minore anche dal Folk. Solo successivamente questo tipo di musica assunse il nome più generico di musica rock. La prima canzone, considerata l’incipit del rock & roll, fu The Fat Man1 di Fats Domino (1949). Pochi anni dopo Rocket 882 (1951) di Ike Turner e Jackie Brenston si candidò come la prima canzone rock della storia.
L’industria discografica si rese conto che stava nascendo una nuova ed eccitante musica nera e cercò di sfruttare questa occasione lanciando Bill Haley e i suoi The Comets nel 1952 che possiamo considerare il primo complesso rock della storia. Crazy Man Crazy3 (1953) di Bill Haley & The Comets, entrò di prepotenza nelle classifiche Billboards mentre a Memphis Elvis Presley registrava il suo primo disco.
Cominciarono a diffondersi negli Stati Uniti i primi Juke-Box coi 45 giri mentre la compagnia giapponese TTK (meglio conosciuta oggi col nome Sony) introdusse sul mercato la prima radio a transistor che permise la diffusione su larga scala della musica intesa come mezzo di intrattenimento. La prima grande hit radiofonica: Rock Around the Clock4 (1956) di Bill Haley, fu la prima canzone a essere usata come colonna sonora al cinema aprendo la strada al futuro mito di Elvis.
Lo stesso anno accadde qualcosa di ancora più rivoluzionario: Chuck Berry registrò la sua prima sessione in studio introducendo la scala pentatonica double-stop, che condusse inevitabilmente a una durata media dei brani di circa 3 minuti. Le sue canzoni, interamente composte da lui – infatti possiamo considerarlo il primo cantautore rock della storia – furono le prime ad avere la chitarra come strumento principale. Prima di Berry, la chitarra elettrica era sempre stata considerata uno strumento di secondaria importanza, di accompagnamento. Le sue hit: Roll Over Beethoven5 (1956), Rock and Roll Music6 (1957) e Johnny B. Goode7 (1958) fanno impazzire migliaia di giovani bianchi e neri. Ma Berry restò inizialmente un fenomeno di nicchia a causa del colore della sua pelle, così come i ritmi introdotti da Bo Diddley in I’m a man8 (1955) e Who Do You Love?9 (1955).
Contemporaneamente a queste forme più spensierate di rock & roll, nacque il primo rocker a incarnare lo spirito più selvaggio del genere: Little Richard, che fu il primo che iniziò a truccarsi prima degli spettacoli e a urlare selvaggiamente sul palcoscenico e nelle sue incisioni. Tutti-frutti10 (1955), Long Tall Sally11 (1956), Lucille12 (1957), Keep a Knocking13 (1957) e Good Golly Miss Molly14 (1958), sembrano quasi anticipare quello che molti anni più tardi verrà definito punk-rock.
L’ascesa di Elvis Presley
Elvis cantava musica nera e si muoveva come un nero. Viene storicamente considerato il re del rock anche se in realtà, come abbiamo visto, il rock era nato come un’evoluzione del R&B e affonda le sue radici in autori e cantautori neri.
Tra le innumerevoli composizioni cantate da Elvis ricordiamo All Shook Up15 e Great Balls of Fire16 di Otis Blackwell, Jailhouse Rock17, Hound Dog18 di Jerry Leiber e Mike Stoller e Mystery Train19 di Junior Parker.
La società bigotta dell’epoca non avrebbe mai potuto accettare che un nero potesse diventare l’icona traghettatrice di tale rivoluzione. Dunque, quale scelta poteva essere più azzeccata di un carismatico personaggio bianco che cantava il rock come un nero? Attorno al suo carisma e sfruttando le caratteristiche che lo hanno reso famoso: basette lunghe, pettinatura col ciuffo, giubbino di pelle nera, venne creata in un’icona commerciale per far esaltare i teeneger bianchi americani.
Elvis fu il primo cantante a interpretare film (ne girerà decine, anche autobiografici). Dico «cantante», perché molti ignorano che, in verità, egli non scrisse nessuna delle sue canzoni: era principalmente un interprete di autori neri che ammirava moltissimo. Fu egli stesso a definire Fats Domino1 unico vero re del Rock, mentre lui preferì nel tempo concentrarsi maggiormente su ballate rockabilly (una fusione fra bluegrass e country) più adatte alle sue corde.
Elvis ha venduto oltre 150 milioni di dischi e il suo mito, vivo ancora oggi, ha eclissato moltissimi altri rocker bianchi di talento come Jerry Lee Lewis (Whole Lotta Shakin’ Going On20, 1957) e Eddie Cochran (C’mon Everybody21, 1959), che hanno avuto una carriera molto meno brillante.
Ma furono ancora una volta i cantautori neri ad essere i più originali, basta ascoltare gli straordinari lavori R&B di Big Joe Turner come Shake, Rattle & Roll22 (1957) o i bizzarri ritmi voodoo di Screamin Jay Hawkins di I Put A Spell On You23 (1956).
Prima degli anni 60, gli autori bianchi avevano spesso focalizzato la loro attenzione sul tema dell’amore, mentre i rocker neri erano gli eredi dei bluesmen: gente di strada che cantava le difficoltà della vita. Questi temi iniziarono a diffondersi anche tra i giovani ascoltatori bianchi che sentivano il bisogno di liberarsi dai costumi stantii della loro epoca. Fu un periodo di rivoluzioni: sociale, razziale, sessuale e il rock (insieme a droga e sesso) divenne il frutto proibito delle giovani leve. Il perbenismo venne gradualmente superato da perversioni e sregolatezze. Le differenze sociali tra ragazzi bianchi e ragazzi neri andarono ad assottigliarsi e fondersi per dare luce a una nuova “giuventù bruciata“.
Buddy Holly e altre evoluzioni
La rivoluzione continuò inarrestabile. Cominciarono a nascere i primi gruppi femminili: Chordettes (Lollipop24, 1958), e The Chantels (Maybe25, 1958). Link Wray, il più grande autore di rock strumentale degli anni 50 compose Rumble26 (1958) inventando i power chords e influenzando tutti i chitarristi hard rock che verranno dopo. Tutti questi cambiamenti favorirono l’affermazione di numerose etichette indipendenti che videro incrementare le vendite in maniera vertiginosa. Sarà proprio un’etichetta indipendente, la Atlantic, a produrre il primo disco di Ray Charles, che aggiungeva il soul al mix del rock (I’ve Got a Woman27, 1954).
A ispirare band iconiche come i Beatles e la successiva British Invasion, fu soprattutto Buddy Holly. La sua fu un’onda non solo musicale (Rave on28, Peggy Sue29, 1957) ma anche stilistica, infatti, Buddy Holly fu il primo “bravo ragazzo” del rock: occhiali spessi, aspetto innocente e pacato; una contrapposizione netta al look eversivo di Elvis Presley e dei rocker neri. Holly introdusse il cantato a singhiozzo e le doppie voci, che Beatles e Beach Boys useranno tantissimo.
Nel 1959, Buddy Holly perse la vita in un terribile incidente aereo a soli 22 anni. Quell’evento drammatico è associato storicamente alla fine della stagione d’oro del rock & roll. La carica esplosiva si esaurì per qualche anno e i ritmi docili del country tornarono a velare quelli frenetici del blues. Fu il turno degli emergenti Johnny Cash, Roy Orbison, Everly Brothers. Nacque inoltre una corrente di pop cantautoriale della quale facevano parte Pat Boone, Paul Anka, Ricky Nelson, Frankie Avalon, Neil Diamond, Frank Sinatra: sonorità vecchie e forse stereotipate che vennero presto soppiantate da artisti come Gene Pitney, Dion DiMucci e soprattutto Del Shannon30.
La scena musicale britannica
Mentre in USA si riaffermavano i cantautori country e tornava alla ribalta il pop, il rock britannico cominciò ad espandersi in ogni sua forma accettando il ruolo da protagonista della musica black e risalendo alle origini del blues e del jazz.
Londra fu il palcoscenico più congeniale per l’esordio, nel 1962, dei Rolling Stones, che proponevano un tipo di musica nera selvaggia ed esplosiva31. I capelli lunghi dei musicisti diventarono una moda e così il bisogno di stare in gruppo, di portare avanti cause comuni e creare disordine e tensioni, frutto dell’anima ribelle che aleggiava nel cuore dei giovani inglesi. Come Elvis in USA, Mick Jagger divenne un sex-symbol del rock. Brian Jones – polistrumentista d’ispirazione jazz che già a sedici anni sapeva suonare decine di strumenti – divenne il primo bad boy del rock: capelli lunghi, trucco pesante, tonnellate di droga e sesso sfrenato (ebbe sei figli da sei ragazze diverse in 10 anni a partire dall’età di 15 anni).
L’affermazione degli Stones fu accompagnata da altri fenomenali musicisti, complessi come gli Yardbirds32, band di chitarristi del calibro di Eric Clapton, Jeff Beck e Jimmy Page, seguaci di Link Wray e maestri dell’assolo di chitarra. I Them33 di Van Morrison, genio del blues e del jazz psichedelico che da solista, pubblicherà capolavori del calibro di Astral Weeks (1968) e Moondance (1970).
Intanto a Liverpool comincirono a sfondare i Beatles che, fortemente influenzati da Buddy Holly, iniziarono a rockeggiare lo skiffle e inventarono il beat, un rock forse meno originale ma che fece breccia nel cuore dei giovani. I Beatles erano maestri di ritornelli orecchiabili34 e rappresentavano la faccia pulita del rock: bravi ragazzi che non dovevano scandalizzare la classe media. Mentre i Beatles incontravano la regina, gli Stones si imbottivano di droga e pisciavano sul pubblico durante i loro concerti. I Beatles cantavano canzonette da due minuti mentre le nuove correnti della psichedelia prima e del progressive poi (per non parlare del movimento freak e dell’avanguardia) sperimentavano con nuove forme di musica colta.
Nel 1964, i Beatles partirono per gli USA apparendo in televisione nello spettacolo più seguito dai giovani americani: l’Ed Sullivan Show. Il giorno dopo scoppia la beatles-mania e le classifiche americane vengono colonizzate dai dischi inglesi.
Il percorso dei Fab Four è di quelli che non hanno eguali nella storia della musica. Riuscirono a evolvere velocemente in pochi anni e a trasformarsi radicalmente da prima boy-band della storia a sperimentatori dediti al lavoro in studio. Riuscirono a forgiare veri e propri gioielli musicali rielaborando tutto quello che i pionieri delle grandi correnti musicali della fine degli anni 60 avevano partorito. Dal pop, al folk-rock, al rock psichedelico rendendolo accessibile al grande pubblico. Pubblicarono il primo concept album della storia del rock (Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, 1967) fortemente ispirati da Pet Sounds35 (1966) degli americani Beach Boys, primo prototipo di concept album nonchè uno dei migliori dischi di sempre e che, lo stesso Paul McCartney, considera il migliore album nella storia della musica.
Ma questa è solo la genesi del rock, l’inizio di una grande storia che continuerà per i decenni successivi con esperimenti e contaminazioni e che si protrae ancora oggi.
Note a piè di pagina
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Fats Domino - The Fat Man (1949) ↩ ↩2
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Bill Haley & His Comets - Crazy Man Crazy (1953) ↩
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Bill Haley & His Comets - Rock Around the Clock (1956) ↩
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Chuck Berry - Roll Over Beethoven (1956) ↩
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Chuck Berry - Rock and Roll Music (1957) ↩
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Chuck Berry - Johnny B. Goode (1958) ↩
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Bo Diddley - Who Do You Love? (1955) ↩
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Little Richard - Tutti-frutti (1955) ↩
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Little Richard - Long Tall Sally (1956) ↩
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Little Richard - Keep a Knocking (1957) ↩
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Little Richard - Good Golly Miss Molly (1958) ↩
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Otis Blackwell - All Shook Up (1957) ↩
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Otis Blackwell - Great Balls of Fire (1957) ↩
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Elvis - Jailhouse Rock (1957) ↩
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Elvis - Mystery Train (1955) ↩
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Jerry Lee Lewis - Whole Lotta Shakin’ Going On (1957) ↩
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Eddie Cochran - C’mon Everybody (1959) ↩
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Big Joe Turner - Shake, Rattle & Roll (1957) ↩
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Screamin Jay Hawkins - I Put A Spell On You (1956) ↩
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Ray Charles - I’ve Got a Woman (1954) ↩
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The Rolling Stones - Satisfaction (1965) ↩
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The Yardbirds - Happenings Ten Years Time Ago (1966) ↩
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The Beatles - A Hard Day’s Night (1965) ↩
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The Beach Boys - God Only Knows (1966) ↩