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Introduzione alla storia della musica moderna
La musica è una pratica occulta dell’aritmetica, dove l’anima non sa di calcolare
— Gottfried Wilhelm Leibniz
La nostra storia della musica moderna comincia all’inizio del XX secolo, intorno alla prima metà degli anni ’10 quando si comincia a pensare per la prima volta alla musica (ma anche al cinema), come a un business. È proprio grazie all’industria che cominciano a diffondersi i primi dischi Country di musica bianca e i primi dischi Jazz e Blues di musica nera.
Le radici filosofiche della musica moderna
L’intero novecento è stato certamente un secolo di grandi cambiamenti. Una serie di rivoluzioni concettuali, sociali e stilistiche erano presenti ormai da tempo nell’inconscio dell’intera società occidentale. Rivoluzioni che affondano le loro radici nel pensiero filosofico. In particolare di Arthur Schopenhauer, Karl Marx, Giacomo Leopardi, ma sopra tutti Friedrich Nietzsche.
Senza la musica la vita sarebbe un errore.
— Friedrich Nietzsche
È proprio il filosofo tedesco a dichiarare l’inevitabilità della morte della tradizione. Con lui tutta l’arte occidentale rifiuta di doversi adeguare al modello pre-costituito del bello assoluto e imposto, appunto, dalle vecchie tradizioni. Nasce così la volontà di affermazione di tutto quel filone d’arte astratta che comprende la musica rock e la musica atonale.
È interessante rilevare come in greco antico, la parola “musica” ha un significato ampio che coincide con quello che oggi potremmo definire “spirito”. Walter Friedrich Otto affermava addirittura che la musica non è solo un tentativo di comunicare con il divino, ma essa stessa un gesto divino.
Tutta la musica contemporanea è uno specchio spirituale nel quale si riflettono questi cambiamenti radicali della cultura e della società; ma lo stesso fenomeno si riflette anche nella pittura, nel cinema, nella letteratura.
In tutta la storia della musica del novecento, cioè quella che si stacca dalla tradizione, si possono distinguere due diversi strati concettuali: la musica popolare, quella che parte dai cantori di strada e la musica d’avanguardia che segue le radici colte della musica classica.
Se fino al 1800 la musica classica era stata dominante, ironia della sorte, finirà per diventare un laboratorio underground di concetti innovativi e sperimentazioni. La musica popolare invece dominerà il business. A un certo punto della storia ci sarà un incontro fra questi due mondi, che darà vita a nuove e affascinanti combinazioni e contaminazioni.
Nascono il Blues e il Jazz
Il Blues e tutta la musica nera afro-americana ebbero un ruolo molto importante per la nascita e la diffusione della musica popolare nelle sue forme attualmente più conosciute.
Già da tempo i neri africani avevano cominciato a eseguire degli spiritual, canti e cori religiosi (la religione Cristiana era stata imposta agli schiavi dai loro padroni). Tanto che i cantanti delle chiese nere saranno un modello per il primo Jazz, che ne riprenderà gli arrangiamenti e i riff.
Appena diventò possibile per la gente di colore possedere uno strumento musicale, la chitarra e l’armonica si trasformarono nell’ossatura che compose lo scheletro dei primi pezzi Blues della storia.
Nelle regioni a dominazione francese e spagnola, dove venne concessa una maggiore libertà agli schiavi deportati, poterono avvenire delle fusioni fra culture anche molto differenti. A New Orleans per esempio, dall’incontro delle antiche tradizioni africane e della musica delle bande francesi, nacque il Jazz.
Purtroppo, anche quando la schiavitù fu abolita, entrarono in vigore le leggi di segregazione razziale. I gruppi afroamericani diventarono per questo più solidali e coesi. Fu il momento in cui nacquero i primi complessi di musicisti afroamericani, mentre si faceva strada la figura del nero come uomo di spettacolo: il bluesman.
Com’è facile immaginare, in quelle condizioni sociali, le prime incisioni Jazz furono effettuate da un gruppo di musicisti bianchi: la Original Dixieland Jazz Band. Soltanto nel 1920 fece l’ingresso sulla scena la prima artista nera Mamie Smith, che con Crazy Blues, incise il primo disco blues di successo aprendo la strada al mercato della musica nera.
Attorno al 1920, venivano venduti negli Stati Uniti oltre 100 milioni di dischi ogni anno; questo successo fece capire alle nascenti case discografiche (RCA, CBS, EMI) che i supporti di memorizzazione usati non erano più adatti per una diffusione musicale di massa.
Nel 1926 la Vitaphone produsse per la prima volta dei dischi da 16 pollici a 33 giri e un terzo al minuto (calcolati per essere l’equivalente di un rullo di pellicola cinematografica), coniando di fatto il concetto di album musicale.
Sono gli anni delle prime incisioni negli studi di registrazioni di bluesman come Blind Lemon Jefferson o di orchestre jazz come la Fletcher Onderson’s nella quale militava Louis Armstrong.
Si stava diffondendo la musica popolare, cioè scritta per la gente e resa fruibile facilmente per una vasta gamma di persone. Queste forme musicali si discostavano molto dalla musica classica tradizionale, soprattutto perché rispetto ad essa era caratterizzata da pochi elementi strumentali e molta improvvisazione.
Mentre gli Stati Uniti sono il principale teatro di questi cambiamenti popolari, in Europa cominciano a sorgere i primi movimenti culturali avanguardistici che vanno a coinvolgere compositori come Schoenberg, Berg e Stravinskij, che stravolgeranno tutte le regole classiche della composizione.
Le avanguardie storiche
L’Europa è il fertile terreno che accoglie i primi movimenti artistici e letterari avanguardistici: simbolismo, espressionismo, cubismo, futurismo, dadaismo, i quali tentano di rivoluzionare il linguaggio con il quale l’arte si esprime e si relaziona con la società, attingendo in particolare alla filosofia e alle ideologie politiche.
Questi tentativi mettono in discussione non solo tutta la tradizione, ma il significato stesso della parola arte. La musica non si sottrae a questo cambiamento, anzi, viene scossa da una spinta innovatrice mai vista prima.
Arnold Schoenberg e la dodecafonia
Nei primi decenni del 900, gli innovatori della musica classica sono trascinati da un destino diverso da quello della musica americana. L’industria dei dischi non era interessata a commercializzare un certo tipo di musica colta e dunque scarsamente vendibile al grande pubblico. Tuttavia qualche decennio dopo, questi stessi compositori diventeranno fonte d’ispirazione per alcuni fra i più grandi artisti della musica rock.
Probabilmente il primo ad accorgersi dell’imminente rivoluzione fu l’italiano Ferruccio Busoni, che nel 1907 profetizzò l’uso dei suoni dissonanti ed elettrici nelle composizioni musicali future1 (1907).
Intanto in Austria, Artur Schoenberg, musicista autodidatta nato da una povera famiglia ebrea, insegnava armonia e contrappunto a Vienna. La sue teorie rivoluzionarie trattavano di scrivere musica completamente al di fuori del classico sistema tonale. Su queste stesse idee Alexander Scriabin, compositore russo appassionato delle teorie superomistiche di Nietzsche, tenta alcuni esperimenti atonali.
Questi musicisti riprendevano alcune tendenze ottocentesche mostrate da compositori come Richard Strauss (Elektra, 1906), Maurice Ravel (ironico e disincatato che si ispirava al Jazz americano) e Claude Debussy (uno degli iniziatori del novecento musicale, grazie alle sue sperimentazioni su tempo e ritmo).
Pur essendo questi compositori essenzialmente anti-romantici, non si possono non trovare alcune attinenze filosofiche con Richard Wagner e la sua Gesamtkunstwerk (opera d’arte totale), che egli aveva teorizzato nel suo saggio “Arte e rivoluzione” (1849). Il termine indicava un ideale di teatro in cui convergono musica, drammaturgia, poesia e arti figurative, al fine di realizzare una perfetta sintesi delle diverse arti. Senza esserne cosciente, Wagner stava immaginando qualcosa di molto simile a ciò che diventerà il cinema o che tenterà di fare Diaghilev con i suoi Balletti Russi. Molto emblematico il fatto che egli stesso cita come massima espressione della Gesamtkunstwerk, l’arte teatrale dell’antica Grecia, in particolare la tragedia eschilea.
Durante una delle prime esecuzioni di Schoenberg e della sua Pierrot Lunaire (uno dei più grandi esempi di instabilità tonale), a Parigi, seduto fra il pubblico c’era un giovane compositore francese che rimase estasiato: Edgard Varèse, il quale pochi anni dopo lascerà l’Europa per emigrare negli USA.
Alcune delle pratiche di Schoenberg, compresa la formalizzazione del metodo compositivo e l’abitudine di invitare apertamente il pubblico a pensare analiticamente, avranno un eco straordinario che risuonerà nei movimenti musicali d’avanguardia per tutto il XX secolo.
Durante il periodo nazi-fascista, la musica di Schoenberg venne bollata come arte degenerata costringendolo a scappare negli Stati Uniti. Fra i suoi allievi americani ci saranno molti grandi musicisti, fra i quali spiccherà la figura del compositore e teorico musicale John Cage.
La musica del rumore
Nel 1913, il pittore e compositore futurista Luigi Russolo teorizzò l’impiego del rumore2 per arrivare a comporre una musica costituita soltanto da tipi diversi di rumori invece che da tradizionali giri armonici, gettando le basi per le avanguardie del dopoguerra che ispireranno il rock rumoristico e la noise music.
Durante quel periodo tenne in Italia, in Francia e in Inghilterra dei concerti per intonarumori, uno strumento musicale da lui concepito, in grado di controllare dinamica, volume e lunghezza d’onda di diversi tipi di suoni.
Intanto negli Stati Uniti, Henry Cowell compose alcuni quartetti (1916) utilizzando combinazioni di ritmi e toni impossibili da suonare per un essere umano, ispirando i successivi lavori di John Cage per il piano preparato. Altre delle sue innovative tecniche per pianoforte, consistevano nel pigiare i tasti a grappolo (dall’inglese cluster), ovvero suonando un insieme di note molto ravvicinate con la mano aperta, il pugno o l’intero avambraccio a seconda della distanza delle note. Un uso molto suggestivo di questa tecnica si può ascoltare in The Tides of Manaunaun (1911), che scrisse a soli 14 anni, oppure in Tiger (1928), ispirato dalla poesia di William Blake, The Tyger.
Nel 1913, Igor Stravinsky scrisse un balletto per la compagnia dei Balletti Russi ideata da Sergei Diaghilev, La sagra della primavera, che fu ritenuto estremamente scandaloso per la sua musica e le sue tematiche, rappresentando un rito sacrificale pagano immerso in un’atmosfera primitiva che sfocia in una rissa demoniaca.
Eric Satie e la musica d’arredamento
Nel 1917, Eric Satie compose le musiche di Parade3, un altro balletto ritenuto scandaloso, con soggetto di Jean Cocteau, scene e costumi di Pablo Picasso e coreografie di Leonide Massine, che metteva in scena il mondo chiassoso e colorato degli artisti di strada, delle fiere e del circo.
Nei primi anni 20, Satie teorizzò l’esistenza di un tipo di musica che non dovesse essere ascoltata, la musica d’arredamento4, ovvero non più al centro della scena, ma fuori dal contesto e relegata sullo sfondo, in modo tale da scaturire nelle persone una inconscia sensazione di comfort e calore. Due decenni dopo, il compositore americano d’avanguardia John Cage, avrebbe dichiarato che la musica d’arredamento possiede una forza tale che permette finalmente di “restituire ai suoni la libertà di essere se stessi”.
Ovviamente le sue affermazioni suscitarono molti dubbi e polemiche nell’ambiente musicale dell’epoca. tuttavia le sue teorie gettarono le basi per quella che diventerà la musica ambient, oltre a ispirare molti giovani compositori che volevano slegarsi dalle regole troppo rigorose della musica classica.
Nel 1930 intanto, Cowell aveva finito di scrivere le pagine di teoria musicale di New Musical Resources5 nelle quali spiegava nel dettaglio i concetti ritmici e armonici che aveva utilizzato nelle sue composizioni. Il libro divenne un vero e proprio manifesto per la musica sperimentale dell’avanguardia americana.
[riferendosi al libro di Satie] … su di me ha avuto un’influenza maggiore di qualunque altra cosa abbia mai letto riguardo alla musica.
— Conlon Nancarrow
Nello stesso anno, Cowell commissionava all’inventore russo Leon Theremin una macchina del ritmo, la prima drum-machine della storia, il Rhythmicon, con il quale scrisse numerose composizioni e il famoso Concerto for Rhythmicon and Orchestra (1931).
Connessioni fra avanguardia e musica popolare
Per quanto nobili e concettualmente imponenti fossero, le avanguardie non arrivarono mai ad ottenere il successo commerciale. D’altro canto sarebbe banale criticare tutta la musica di massa affermando che essa, ormai totalmente inglobata dall’economia, sia soltanto un bene da produrre e da consumare. Seppur ciò sia vero e inconfutabile, si tratta di una visione limitata della musica moderna: avanguardia e musica popolare sono due facce della stessa medaglia.
Innanzitutto perché è proprio grazie alle avanguardie che la musica popolare è riuscita a elevarsi su vette elevatissime e per contro, la musica popolare permette all’avanguardia di emanciparsi dal suo ruolo di follia astratta riservata a pochi intellettuali.
In secondo luogo il capitalismo è stato un passaggio doloroso ma necessario dell’intera storia dell’umanità. Senza il capitalismo non avremmo avuto lo sviluppo scientifico e tecnologico sufficiente per arrivare alla situazione odierna, la quale permette di fare musica con un investimento minimo, alcuni strumenti musicali, un computer e qualche software.
Tutto questo è estremamente positivo per lo sviluppo dello spirito creativo delle masse. Ciò che corrompe la qualità della musica non è la sua facilità di produzione, ma l’ignoranza culturale media alla quale le masse sono ancora soggette per volere stesso del capitalismo. Ma il capitalismo, utilizzando la tecnologia come strumento per potenziarsi, rende sempre più vicino il suo inesorabile declino, in quanto il progresso tecnologico renderà la cultura sempre più accessibile alle masse come mai accaduto prima nella storia.
In pochi secoli lo scenario globale è destinato a cambiare. È solo questione di tempo prima che il livello culturale medio aumenti esponenzialmente, trascinando il nostro mondo, ancora in equilibrio fra barbaria e civiltà, in un’epoca nella quale i soldi saranno soltanto un lusso e non una necessità, poiché la scienza e la tecnica garantiranno a tutti un elevato livello di benessere. Si lavorerà meno e ci si dedicherà di più alla coltivazione della conoscenza e dello spirito. Sarà il tempo di nuovo rinascimento artistico che porterà il vero senso dell’arte al massimo del suo splendore. Sarà il momento in cui le pop-star declineranno in favore degli Artisti. Sarà il momento in cui verranno rivalutati i grandi compositori d’avanguardia. Sarà il momento in cui l’oltreuomo profetizzato da Nietzsche prenderà finalmente forma e saranno le masse, non più soltanto delle Elite intellettuali, a interessarsi di queste tematiche.