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Quell'insostenibile bisogno di approvazione

«Enea nei Campi Elisi» di Sebastiano Conca

Come moderni schiavi che lavorano nei campi elisi, sudando come maiali nei loro indumenti logori e insozzati dal fango dell’ipocrisia, così tutti tentano faticosamente di apparire belli, intelligenti e simpatici agli occhi dei loro onnipresenti osservatori: dèi malati che invadono il rifugio delle sicurezze trasformandole in ansie e preoccupazioni.

Tutti, perennemente giudicati e giudicanti, affannati nel tentativo di arrestare l’emorragia di dolore esistenziale con quell’insostenibile bisogno di approvazione che pungola, spinge, si dimena incessantemente nel tentativo di strappare via quella solitudine che trafigge ogni certezza; sanguinando a fiotti, ogni giorno, sempre più, immersi in un’epistassi senza fine di lorda lustra e penoso perbenismo.

Faticate pure, faticate sino a tarda notte. Spingete, spingete pure l’aratro della vostra doppiezza. Accogliete i vostri Anubi randagi nel vostro rifugio. E Sentite i loro guaiti e ululati, il fetore della bava che cola e il ringhio minaccioso prima dell’inevitabile zannata finale.

Danzano, danzano gli dèi, rivoltandosi e avviluppandosi su loro stessi. Sino a tarda notte. Bevendo, ubriacandosi di regole e manierismi. Parlando, credendo di sapere, di conoscere l’inconoscibile. Sentendo. Sentendo le voci dei vassalli che ringraziano cordiali, garbati, con gesti inconsueti ma educati, come schiavi moderni che lavorano nei campi elisi.

E le muse restano a guardare, mute, a contemplare mentre l’acqua della vita scorre nelle scanalature dell’esistenza. Amate muse, voi che vedete l’essenza della Creazione nelle creazioni degli uomini soli, voi che capite lo zelo, la gravità, la serietà delle anime curve: acrobate piegate nelle pieghe della storia, spoglie dal costume, naufraghe su litorali balneari a buon mercato, corpi nudi e beati ormeggiati su spiagge vietate ai nudisti.

Figlie di un Dio reietto: danzate, danzate insieme a me. Sono nudo adesso, ma solo voi lo vedete. Solo voi capaci di scrutare l’ordine perfetto nell’imperfetto disordine mentale.