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La fine di un amore
La fine di un amore è un breve viaggio nella mente e nel cuore di un ragazzo che vede la sua storia d’amore sgretolarsi davanti ai suoi occhi. La protesta, la disperazione e infine il distacco emotivo da ciò che prima faceva parte di lui.
Parte 1
«Eri tutto ciò che non sono. Mi completavi. Eri la metà che avrei voluto essere».
Chissà cosa stai facendo. Chissà cosa stai provando. Chissà cosa stai pensando. Sono simili ai miei, i pensieri di una persona che ama? O odia?
Provo sofferenza a toccare o anche solo a guardare tutte le cose che ti riguardano. L’orologio che mi hai regalato, i programmi che guardavamo la sera in tv, il coniglietto bianco di peluche. Dev’essere dura la vita del pupazzo, sempre lì, fermo, con quell’espressione sorridente pronta a resistere alle peggiori torture di un bambino capriccioso o alle lacrime di un ragazzo disperato che lo accarezza, cercando conforto, pure se prima lo aveva solo ignorato.
Oggi è davvero difficile, sono troppo debole e non riesco a mangiare. È il terzo giorno che non mangio. Bevo, bevo, ma non sento la fame. Forse domani ci riuscirò.
Mi distraggo spesso e mi trovo a pensare che oggi è una bellissima, calda giornata d’estate; che stasera mi assalirà quel sentimento di nostalgia e non potrò fare niente per stare meglio. Inconsciamente spero sempre che finalmente mi chiamerai per vederci. Ma la cosa che mi fa stare peggio è essere certo che non accadrà.
Parte 2
È mezzanotte. Mi affaccio alla finestra e penso che in fondo siamo sotto lo stesso cielo, che magari stai pensando a me in questo momento. Mi sembro un bambino, un bambino che ha bisogno di sognare; ma forse tutti, anche gli adulti hanno bisogno di sognare ogni tanto. Le altre persone non riescono a capire cos’è l’amore, quel sogno meraviglioso che abbiamo vissuto insieme per tanto tempo.
Ieri e l’altro ieri sono uscito. Sto cercando di non restare a casa. La vita è così monotona e la gente non ha niente di interessante da fare o da dire: dicono tutti cose patetiche e senza senso, banalità e cazzate per occupare il tempo.
Non riesco a divertirmi. Vorrei solo uscire con te e vederti sorridere; mi basterebbe per colmare tutto il vuoto che sento adesso. Ma perché la vita ha voluto riservarmi questa atroce sofferenza?
Ti ho sognata ancora. Non so se mi spaventa di più l’idea di sognarti per sempre o mi spaventa di più l’idea che, un giorno, non ti sognerò più.
Parte 3
Ecco cosa ho scritto oggi: «non so se rimarrò solo tutta la vita o se c’è una perona lá fuori che mi aspetta; di sicuro non rinnegherò mai l’amore, che è stato e resterà sempre un aspetto importante della mia vita. Io vivrò, finché la via da seguire non si mostrerà davanti ai miei occhi; e allora, con l’aiuto della mente, ma seguendo sempre il consiglio del cuore, la percorrerò fino alla fine, ovunque mi condurrà».
Che stronzate! Non ci credo neanch’io mentre lo rileggo.
Già sto cominciando a mentire a me stesso per andare avanti. Non sono uno stupido e so già come andrà a finire: inonderò la mia mente di bugie per non accettare la realtà cercando di andare avanti rinnegando ciò che c’è stato fra noi. Ti chiamerò stronza tante di quelle volte che alla fine mi convincerò che non avrebbe funzionato. Mi servirà a vivere senza rimpianti. L’uomo impazzisce se soffocato dai rimpianti. Alla fine, sceglierò di far morire anche l’ultima cellula impazzita del mio amore pur di salvare me stesso dall’autodistruzione.
Sono impotente. Non posso cambiare i sentimenti di un’altra persona e questa comprensione stordisce il mio giudizio. Ma quello che mi ossessiona, la domanda che davvero che mi lacera il cuore è: ho mai avuto realmente potere?
Parte 4
Lei era l’unica cosa che mi sembrava immutabile in questo mondo di cambiamenti.
Mi manca tanto la sua pelle, quelle simpatiche lentiggini che le spuntavano sul viso d’estate. Mi manca la sua dolcezza, il suo sorriso, il calore della sua mano intrecciata alla mia.
Voglio baciarla. Voglio le sue labbra più di ogni altra cosa. Voglio la sua lingua che accarezza la mia con dolcezza. Voglio sentire il suo profumo invadermi le narici. Voglio sentire il suo sapore dentro di me.
Non ce la faccio più a stare senza di lei… Sto impazzendo!
Tutto ciò di cui ho bisogno è il bacio di una sola donna: quella sola che è capace di farmi vivere o morire con un solo bacio eterno, come mille altri miliardi di baci dati da altri milioni di ragazze non potrebbero mai fare.
Io non saprò mai cos’ha fatto in questi mesi. Non saprò mai cosa farà nei prossimi. Poi un giorno, quando i mesi saranno diventati troppi, “Lei”, sarà diventata nient’altro che un’estranea.
Parte 5
Cosa posso fare per essere veramente felice? Ma a che cazzo serve l’amore? Solo a illuderti che dietro le apparenze ci sia qualcosa più, qualcosa che possa durare oltre le parole e gli sguardi.
Pensavo che fosse diversa, invece è come tutte le altre; anzi, peggio delle altre perché è riuscita a fregare uno come me. Eppure dovevo immaginare che sarebbe successo. Come ho fatto a caderci? Questa è la punizione che merito per essere stato tanto coglione da illudermi che mi amasse davvero, che “Noi” fossimo diversi, che la nostra storia fosse infinita. Cazzate. Mistificazioni. Tutte le poesie, le lettere, le parole dolci… bugie, raccontate per immedesimarsi nel personaggio.
Fanno tutti così. Mi ha fregato proprio per bene. Però una cosa la posso promettere: questa è l’ultima volta che succede. A costo di vivere nella solitudine per una vita intera, nessuna potrà farmi soffrire in questo modo, mai più!
Epilogo
Stavolta è finita. Finita senza possibilità di recuperare.
L’ho incontrata per caso e, dopo tanto tempo, dentro di me è nata una speranza, la vana speranza che un destino inatteso potesse aiutarmi a mettere ordine nella storia. Ma il destino, se esiste, è davvero crudele. Lei era lì, seduta a studiare, incantevole, bellissima come sempre. Le sono andato vicino, le ho sfiorato la mano, lentamente… e ho tremato, come quando le sfiorai la mano la prima volta.
Non dimenticherò mai quel giorno. Quanto avrei voluto stringerla forte a me…
Poi, tutto è degenerato, in fretta, senza che me ne rendessi conto. Tutto cominciato da un messaggio ricevuto da lei, e lei con lo sguardo esitante di chi vuole nascondere qualcosa. Quello sguardo che conosco bene più di ogni altra cosa al mondo, perché è lo sguardo che in passato ero stato ore e ore fermo a mirare incantato, notti insonni, steso accanto a lei, fissandola mentre giaceva, per ore e ore, in silenzio, sul suo lettino, mentre le accarezzavo il viso e la bocca sicuro di essere l’uomo più fortunato di questa terra.
Le strappo via il telefono dalla mano e proprio io che non credo nelle divinità, bisbiglio: “Ti prego Dio, fa che non sia vero. Non farmi trovare ciò che penso”. Vado nella posta in arrivo e non trovo più i miei messaggi salvati lì da tempi immemorabili. Al loro posto, i messaggi di un altro, messaggi che solo un mese prima non avrei mai immaginato di vedere. Vedere un ufo sarebbe stato più plausibile. Invece sono là, sono veri.
Mi mancano le forze per continuare, solo ripensare a quella scena mi ferma il respiro. Ricordo solo uno schiaffo e i suoi occhiali che volano distanti; poi il panico, la nebbia… o erano le lacrime?
Stremato, riesco solo a dire: «Dimenticati il mio nome».
«L’ho già dimenticato», ecco le ultime parole di quella che un tempo era stata la mia principessa. Principessa estinta di un regno decaduto. La donna che mi aveva giurato amore eterno, che piangendo mi disse: «Ti Amo, non ti lascerò mai», era morta. Al posto del suo cuore una lapide di pietra scura.
Poi la vedo andare via, di spalle. So che sarà l’ultima volta. Quando sei cosciente che ciò che stai vivendo non tornerà, che tutto da quel preciso istante non sarà più identico, il tempo e lo spazio diventano dimensioni distorte, indefinite. Sembra di vivere in un sogno a rallentatore. Un supplizio di lacrime e sangue e angoscia senza fine. Sono attratto da lei come fosse una debole calamita, ma non riesco a muovermi, non so cosa dire, non so cosa fare e posso solo scivolare nell’oblio straziante della mia sofferenza.
Scappo. Scappo dove nessuno può sentirmi per urlare, urlare forte il mio dolore al vento, che disperda nell’aria quel fetido sospiro d’amore, amaro, come le lacrime che bagnano le ferite nel mio orgoglio.
Cerco di darmi una forza che non ho. Non la trovo. Trovo solo l’oscurità.