Pubblicato il
🗓️

Chris Avellone: da Planescape Torment alle accuse di molestie

Chris Avellone: da Planescape Torment alle accuse di molestie

Da Fallout 2 (1998) fino al più recente Prey (2017), Chris Avellone ha dimostrato di essere uno dei più talentuosi autori e game designer in circolazione. Per me è sempre stato una sorta di figura mitologica, forse perché l’ho conosciuto da ragazzo (a ognuno il suo idolo) e ancora oggi considero il “suo” Planescape: Torment il più grande GDR di sempre.

Potrei addirittura arrivare ad affermare che la sua influenza su di me è stata tanto grande da aver cambiato per sempre la mia natura di essere umano.

Uno dei temi centrali di Torment è il peccato. L’intero videogioco è un viaggio di lacrime e sangue per espiare colpe tanto atroci che una sola vita non potrebbe bastare. Oggi Avellone è stato accusato su Twitter di un peccato: molestie sessuali - un’espressione che può essere contornata da varie sfumature e che lascia spazio a diverse interpretazioni, ma comunque grave - scatenando proteste che hanno portato al suo allontanamento da importanti progetti a cui stava lavorando: Bloodlines 2 e Dying Light 2.

Alcuni lo hanno difeso affermando che non ci sono prove a sostegno delle accuse se non qualche (orrenda) frase fuori posto; e senza prove concrete, egli sarebbe in realtà vittima di una pericolosa ingiustizia. Altri hanno affermato che le testimonianze delle vittime, quando si tratta di molestie, sono e debbano essere sufficienti per innescare una reazione. Entrambe le posizioni posseggono una buona dose di ragionevolezza. La legge non può procedere senza prove e si è innocenti fino a prova contraria, ma in molti casi chi subisce molestie non può fornire prove accettabili in tribunale.

Curiosamente, in contesti probabilmente meno gravi, mi sono trovato da ambedue le parti della barricata. Ho subito quella che potrebbe essere definita una molestia anche se, quando accadde, non la vissi come tale. Ero un ragazzo che aveva respinto più volte una ragazza che, ciononostante, insisteva. Infine disse, con parole assai meno gentili di queste: «non sei un uomo». Sono stato male per molto tempo e a distanza di molti anni ripenso ancora a quell’evento. Mi sentivo colpevole per non essere stato capace d’interpretare a dovere il mio ruolo di uomo, l’archetipo maschilista di alfa dominante che la società impone. Successivamente venni a sapere che alle mie spalle mi scherniva, prendendosi gioco di me con le sue amiche.

Una volta, un’altra persona affermò di aver subito una violenza da me. Non scenderò nei dettagli, ma pensai che fosse una reazione scomposta e spropositata dovuta a scontri (soprattutto verbali) che avevamo avuto e in cui fui piuttosto brutale. C’è stato un tempo in cui ero irascibile e scontroso e, troppo spesso, scaricavo le mie frustrazioni sulle persone più vicine a me. Me ne vergogno profondamente. Non abbiate mai paura di vergognarvi, la vergogna è un sentimento che appare solo quando è accompagnato dalla profonda e viscerale rivelazione di essersi comportati come vermi.

Accettare i propri errori e rigettarli è forse l’unico modo per innescare un processo reale di cambiamento. Chi fugge dal passato è destinato a incancrenire emotivamente: bisogna guardare in faccia chi eravamo, dritto negli occhi, per capire chi siamo e che cosa vogliamo diventare.

Sapete chi mi ha insegnato questa lezione per primo? Chris Avellone.

In Planescape: Torment (1999) combattere è noioso e la Forza non conta niente, all’epoca un approccio piuttosto audace e inusuale per un videogioco. L’unico modo per ”vincere” in Torment è potenziare Intelligenza, Saggezza e Carisma, come ognuno di noi dovrebbe fare nella vita. Chi conosce Torment sa perché virgoletto la parola “vincere”.

Non ci sono vincitori in questa storia, come in molte storie. Solo perdenti.

Hanno perso le ragazze che sono state, o si sono sentite, abusate da Avellone. Ha perso Avellone, la cui carriera si dirige verso il capolinea con inesorabile rapidità. I videogiocatori perdono un autore prezioso, un pioniere coraggioso. Io perdo uno degli ultimi idoli di gioventù che m’era rimasto. Ma forse è un bene, perché come dice un mio maestro del pensiero: «L’uomo è soltanto un errore di Dio? O forse è Dio soltanto un errore dell’uomo?»